Disturbo Post Traumatico da Stress

E’ passato circa un mese dalla prima scossa in Emilia del 20 maggio, e dopo che la protezione civile si è messa all’opera per affrontare i bisogni primari di sicurezza e salute fisica, molti sono gli psicologi attivi direttamente nelle zone colpite dal sisma. Ma quale è il significato dell’intervento psicologico?

Uno dei commenti che più spesso si può sentire in chi ha vissuto il sisma, è la paura che si possa ripetere durante la notte, ovvero quando si è più indifesi. Questo è il motivo per cui una dei primi disagi affrontati è l’insonnia sorretta da convinzioni negative sbagliate quali “avrei dovuto fare qualcosa”, “sono impotente”, “io non valgo nulla” che possono arrivare, nei casi più gravi, anche a ideazioni paranoiche. I sintomi di solito incominciano entro i primi 3 mesi dopo il trauma, sebbene possa esservi un ritardo anche di anni.

Chi vive il Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) sa di non essere più in pericolo, ma non lo sente. Cioè l’aspetto emotivo, la paura, vince sulla razionalità e quindi sulla capacità di gestire il rischio.

Allo scopo di modificare l’emotività, da 25 anni viene usata una metodologia chiamata EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing = movimento oculare volto alla desensibilizzazione e riprocessamento), attraverso il quale in pochissime sedute (solitamente 1-3) si permette al trauma di essere stemperato della sua carica emotiva.

Per questo motivo, intervenire appena si presenta il sintomo, vuole dire impedire che si instauri un disagio psicologico più grave. E’ comunque da sottolineare che solo una piccola percentuale (circa 5%) potrebbe essere a rischio del DPTS, è quindi fondamentale che non venga creato allarmismo.


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