EMDR, uno strumento degli psicologi


Molteplici sono i metodi che oggi sono a disposizione dei professionisti della salute mentale. L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing = movimento oculare volto alla desensibilizzazione e riprocessamento) è uno di questi. Nato in America alla fine degli anni ‘80, per aiutare i veterani del Vietnam ad affrontare i traumi della guerra, dal 2013 viene riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, quale metodo elettivo nella risoluzione dei disturbi post traumatici da stress. Lutti, incidenti, abusi, cambiamenti importanti, traumi infantili, ma anche ansie da prestazione o anticipatorie sono solo alcuni dei disagi per cui si usa questo strumento.

In pratica, il terapeuta attraverso alcuni movimenti delle dita e/o attraverso la stimolazione tattile (taping) sul dorso delle mani, induce una attivazione del sistema limbico (ipotalamo e amigdala). Oggi sappiamo che questo sistema è direttamente correlato con i ricordi e le emozioni, e la sua stimolazione può permettere di rielaborare i vissuti traumatiche. La tecnica consiste dunque in una serie di stimoli oculari e tattili al paziente, mentre rivive le cause del trauma. Metaforicamente si potrebbe descrivere l'elaborazione dei traumi come la corsa di un treno (ricordo) che ad ogni fermata potrà permettere di far scendere del materiale negativo (vissuti traumatici) e salire nuove associazioni positive (risorse e cambiamento). La tecnica ha quindi l'effetto di spostare il ricordo del trauma dalla corteccia prefrontale (in cui rimane emotivamente attivo) alla corteccia parietale (dove sarà memorizzato come evento passato e quindi ricordato senza più la capacità di attivare nei ricordi emotivi la paura o il terrore).


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