Uomo animale sociale

Partiamo dal fatto che nell’incontro con l’altro esiste un profondo desiderio di scoprire un altro mondo, altre visioni, altri modi di fare e in alcuni casi (nelle relazioni intime) anche altri corpi.

Relazionarsi con l’altro può da una parte essere un confondersi con chi è diverso sapendo di avere il permesso di restare se stessi, diventando un percepire l’altro e allo stesso tempo prendendo dall’altro, ma allo stesso tempo anche facendosi scoprire, donando all’altro le proprie conoscenze e i propri punti di vista. Altre volte alla relazione corrisponde una decisione di allontanarsi costruendo un pensiero diverso, se non addirittura opposto.

Non tutte le relazioni, infatti, sono appaganti e così a volte giungono a termine per diversi motivi, si esaurisce la spinta propulsiva verso l’altro, si conoscono aspetti dell’altro che non si condividono o non piacciono (soffocanti, pressanti, invadenti...), che non si riescono ad accettare, oppure si ha semplicemente voglia di cambiamento. Fondamentale, per capire la relazione, è essere in contatto con i propri bisogni e le proprie esigenze, perché alla base di tutto ci deve essere la capacità di rispettarsi.

A volte succede che si investe troppo nell’altro (o nell’idea che si ha dell’altro), tanto che senza l’altro non ci si crede in grado di farcela. Nasce così la dipendenza dall’altro (genitore, partner, leader...), quando la propria autostima è troppo bassa o negata.

L’intervento di una figura professionale, come quella dello psicologo, che aiuti ad individuare eventuali aspetti sommersi che inficiano le profonde capacità relazionale, può permettere in breve tempo di rimettersi in gioco e di cambiare i propri schemi.


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