Usare l'immaginario per curarsi

Normalmente si scatta una fotografia per immortalare un fotogramma di felicità, ma spesso si scatta una foto per mostrare agli altri, una felicità che è solo effimera o più di superficie. Ogni persona sceglie cosa guardare e come guardare, in modo che ad ogni situazione corrisponda una sensazione. Molto difficilmente, però, si decide di condividere emozioni negative, molto più facile e utile è infatti, cercare di trasmettere vissuti positivi. Apparire è diverso dall'essere, ma anche se potrebbe sembrare negativo, apparire è una forma di protezione, una difesa innata ed automatica che permette di non soccombere al malessere.

Questo principio è conosciuto molto bene da chi utilizza le tecniche immaginative come via di cura psicologica. Dall’inizio del secolo scorso, attraverso gli studi di Robert Desoille, che introduce il metodo del “sogno da svegli”, esiste un metodo efficace per usare tali potenzialità immaginative, presenti in ogni individuo, come strumento di cura. Sviluppato nei decenni, questo metodo oggi si chiama “Procedura Immaginativa”. Proprio partendo da questa capacità innata di ogni individuo, ci si permette di analizzare l’immaginario alla ricerca di risorse e schemi, per poi guidare il soggetto al raggiungimento di quella consapevolezza fondamentale per ottenere il cambiamento e l’uscita da una abitudine disfunzionale.

L’alternarsi dell’Analisi dell’Immaginario e della Realtà che si svolge durante il percorso di psicoterapia, si ripete anche nella lettura della produzione onirica che attraverso una maggiore acriticità dell’Io, viene in aiuto al terapeuta che può così proporre al paziente degli stimoli di riflessione utili al cambiamento.


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