Psicologia della paura


Può essere timore, apprensione, preoccupazione, inquietudine o esitazione, ma può anche diventare ansia, terrore, fobia o addirittura panico. Alla base di questa emozione possiamo trovare sia il presente che il futuro. Ma in ogni caso, l'aspetto più importante è rappresentata da un senso di forte spiacevolezza e da un intenso desiderio di evitamento nei confronti di un oggetto o situazione giudicata pericolosa.

I fattori fondamentali che definiscono la nascita della paura sono rappresentati dal risultano tra percezione e valutazione del rischio legato allo stimolo. Ad esempio in questi giorni si ha paura di quanto è accaduto a Parigi, perché gli eventi di venerdì scorso (come quelli dell'11 settembre) sottolineano l'impossibilità di prevedere quanto accaduto e quindi quando potrebbe verificarsi nuovamente. Questa è la politica del terrore o come più comunemente viene definito, questo è il terrorismo.

Se la paura ha di base una funzione positiva, così come il dolore fisico, cioè quella di segnalare uno stato di emergenza ed allarme, ovviamente, se resa eccessivamente intensa, diventa quindi ansia, fobia o panico, e perde la funzione fondamentale. Da qui la fobia di andare in zone affollate, o di prendere un aereo o di visitare una capitale o semplicemente di vivere la propria vita.

Il confine, quindi, tra paura e fobia risiede proprio nella funzione adattiva della risposta, quando cioè l'istinto emotivo impedisce la normalità allora si trasforma in un meccanismo fallato e patologico. Quindi se vogliamo combattere il terrorismo, il primo passo che dobbiamo fare è vivere la nostra normalità.


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